Training autogeno: da dove deriva e a cosa serve
Sono sempre di più le persone che si affidano al training autogeno per dormire e aumentare la capacità di controllare i livelli di stress nel proprio corpo, gestendo le emozioni di cui è invaso.
Ma andiamo a spiegare in cosa consiste questa tecnica sempre più diffusa sia in ambito clinico che in quello sportivo, con il fine di mantenere un basso livello di agenti di stress derivanti dall’ambiente esterno volto al raggiungimento di un buon grado di concentrazione interno.
Le origini del training autogeno possono essere identificate nel periodo risalente al 1930 circa, in cui uno psichiatra tedesco, chiamato Johannes Heinrich Schultz, mise in atto questa tecnica per far aumentare nei suoi pazienti il grado di benessere anche senza ricorrere all’ipnosi, raggiungendo gli stessi risultati, ma in maniera completamente indipendente da una terza persona.
In termini tecnici, il training autogeno è un metodo di rilassamento dove vengono gestite le emozioni: ognuna di esse, infatti, va a coinvolgere il sistema nervoso centrale, quello periferico e la secrezione ormonale, influenzando il sistema neuroendocrino.
L’emozione della paura, ad esempio, fa sì che nel nostro corpo venga secreta una maggiore quantità di adrenalina, che provoca sudorazione e tachicardia, oltre ad una diminuzione dell’attenzione e della concentrazione.
Tenere tutti i vari aspetti sotto controllo permette quindi di evitare disequilibri all’interno dell’organismo. Il training autogeno, mediante vari esercizi, permette di regolare in maniera volontaria le risposte del corpo a determinati stimoli esterni, utilizzando come metodo quello dell’autopercezione emozionale.
La pratica del Training autogeno come terapia
Esercizi di training autogeno possono risultare un’ottima terapia per diversi disturbi che colpiscono molti individui, quali ad esempio l’ansia, insonnia, attacchi di panico, pressione alta ed emicrania.
Ovviamente questo tipo di pratica deve essere effettuata in maniera continuativa, anche effettuando corsi di training autogeno tramite la pratica di esercizi che andremo ad analizzare più avanti. Il training autogeno però non può essere effettuato se nell’individuo che si avvicina a queste tecniche vi sia una sindrome depressive, o problemi psichiatrici come ad esempio disturbi bipolari, disturbi della personalità e psicosi, in quanto potrebbero riscontrarsi problemi aggiuntivi.
Oltre alla terapia, il training autogeno è una buona pratica per recuperare le energie spese durante un eccessivo carico di stress e aiuta a ritrovare la concentrazione iniziale.
Come si fa il training autogeno: gli esercizi
Il training autogeno in gravidanza non ha controindicazioni, in quanto gli esercizi non comportano uno sforzo fisico ma anzi, assistono l’individuo a raggiungere un ottimo grado di rilassamento.
In commercio è disponibile training autogeno esercizi video dal quale possono essere visualizzati gli esercizi da svolgere, così come training autogeno audio.
Gli esercizi possono essere classificati in due diverse categorie: i basilari e i complementari. Esercizi di training autogeno contro l’ansia principali sono quello della pesantezza, in cui si riscontra un rilassamento di tutta la muscolatura, e quello del calore, tramite il quale viene aumentato il flusso sanguigno attraverso una vasodilatazione.
Questi sono i cosiddetti esercizi basilari, mentre nei complementari l’attenzione è posta sulla respirazione, sul battito del cuore e sull’esercizio della fronte fresca.