Grazie al pensiero possiamo elaborare informazioni e confrontarle con quelle che già conosciamo in modo da risolvere i problemi. Con il pensiero, però, abbiamo anche la possibilità di apprendere nuove informazioni e prendere le giuste decisioni.
Diversi sono gli studi psicologici che si sono soffermati sullo studio di tre importanti funzioni, come: risoluzione dei problemi, ragionamento e presa di decisioni. La teoria comportamentista sostiene che, per risolvere i problemi bisogna imbattersi in tentativi ed errori. Lo psicologo statunitense, Thorndike, grazie a un suo esperimento ha capito che, i vari problemi si affrontano tramite la strategia dei tentativi e degli errori.
La Teoria della Gestalt afferma che, il metodo di risoluzione di un determinato problema coinvolge il processo di riorganizzazione dei vari elementi relativi al problema da risolvere. Questa riorganizzazione non è casuale, ma avviene tramite un’intuizione improvvisa, relativa alla struttura del quesito.
Nell’esperimento del “Problema della Candela”, il noto Duncker decise di valutare come ogni soggetto cerca di trovare soluzioni di un problema. A questo esperimento hanno partecipato diversi soggetti, che dovevano attaccare una candela sulla parete al di sopra di una superficie piana e di accenderla senza farla cadere sul tavolo.
Per risolvere questo problema, tutti i soggetti partecipanti, avevano la possibilità di servirsi di una candela, dei fiammiferi e di puntine. Inizialmente, nessuno è riuscito a risolvere il problema in quanto tutti pensavano alla funzione normale della scatola, ovvero quella di conservare al suo interno le puntine, e dunque ciò impediva loro di poterla accendere diversamente.
A un certo punto, lo sperimentatore posizionò sul tavolo le puntine vicino alla scatola vuota. Quindi, i soggetti coinvolti nell’esperimento hanno avuto un’idea improvvisa, riconcettualizzando la funzione della scatola.
Grazie a questo esperimento lo psicologo ha introdotto il concetto di fissità funzionale, secondo la quale le persone restano fissate sulla mansione abituale di un determinato oggetto, non riuscendo a riconcettualizzarlo diversamente. La fissazione, dunque, rende le persone incapaci di accorgersi che ci sono processi di risoluzione alternativi.
Sulla base delle due teorie, possiamo affermare che nella vita di tutti i giorni, spesso può essere molto utile procedere per tentativi ed errori per risolvere i problemi. Quindi, grazie alle nuove conoscenze, possiamo aumentare la nostra flessibilità nella capacità di problem solving.
Il problem solving strategico è un modo terapeutico ideato negli anni Sessanta, e si basa su determinati punti fondamentali: raggiungere una chiara definizione del problema, fare un’analisi delle tentate soluzioni disfunzionali, effettuare una giusta definizione del cambiamento reale, e capire la formulazione della strategia esecutiva che determini il rinnovamento.
Le tecniche da utilizzare sono diverse, come: tecnica del come peggiorare fondata sull’assunto secondo tramite la quale, per poter migliorare una determinata situazione, è necessario conoscere il modo per peggiorarla maggiormente.
La seconda tecnica è quella dello scenario oltre il problema, con la quale bisogna proporre al paziente di chiedersi e immaginare quali potrebbero essere le caratteristiche della miglior situazione in seguito alla realizzazione del cambiamento strategico.
La terza tecnica è quella dello scalatore, ci riferiamo a una strategia mentale che consente di realizzare facilmente la sequenza delle azioni da attuare per la risoluzione del problema partendo dal più piccolo cambiamento.