La quotidianità spesso prevede il ricorso ad un finanziamento per sopperire ai bisogni più importanti. Se da una parte il potere d’acquisto degli italiani è notevolmente diminuito impedendo la possibilità di accedere al risparmio, dall’altro il finanziamento si reputa come l’unica soluzione per addivenire a spese di un certo ammontare. Le tipologie di prestito attuali sono numerose, ma la maggior parte di esse sono elargite solo in presenza di garanzie solide, come il possesso di un reddito dimostrabile o la percezione di uno stipendio fisso. Tra i finanziamenti più sicuri la cessione del quinto dello stipendio è quello che viene richiesto con maggiore frequenza, potendo ammortizzare le rate dell’importo totale mediante l’addebito sullo stipendio. La rata, pari ad un quinto dell’ammontare mensile degli emolumenti percepiti dal lavoratore, non incide molto sul budget, potendo affrontare le spese del prestito in tutta tranquillità. Il finanziamento è semplice quanto peculiare, e la sua disciplina trova fondamento in una legge: il DPR n. 180 del 1950.
Cessione del quinto: caratteri principali
La cessione del quinto è una forma di finanziamento disciplinata dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 180 del 1950. L’articolo 5 delinea i caratteri principali dell’istituto giuridico, definendolo come un prestito destinato agli impiegati ed ai salariati di soggetti dipendenti dello Stato, degli altri enti, di aziende o di imprese operanti nel settore privato. L’estinzione del prestito avverrà mediante la cessione mensile di un quinto dello stipendio o del salario. Le trattenute saranno calcolate al netto delle ritenute fiscali e contributive sull’ammontare degli emolumenti, mentre l’intero prestito non potrà superare i dieci anni.
In termini economici, la cessione del quinto dello stipendio è una forma di finanziamento stipulata fra lavoratore dipendente ed ente di appartenenza, definendo un piano di ammortamento del prestito non superiore ai dieci anni e con il rimborso della rata mensile non deve tassativamente eccedente il 20% degli emolumenti, che siano essi erogati sotto forma di salario o di stipendio.
La cessione del quinto ha anche una durata minima oltre a quella massima pari a 120 mesi in totale. Generalmente viene richiesta per importi la cui restituzione può avvenire anche nell’arco dei 24 mesi. La durata del prestito non deve oltrepassare il termine ultimo in cui avverrà la cessazione del rapporto di lavoro, sia in caso di pensionamento che di scadenza contrattuale per il lavoro a tempo determinato, dovendo calcolare la richiesta dell’importo massimo prendendo in considerazione gli anni di lavoro ancora in pendenza.
Chi può richiedere la cessione del quinto e quali sono le tutele
Puoi richiedere la cessione del quinto se sei un lavoratore dipendente ed hai un contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato, a prescindere se lavori per un ente pubblico, parastatale o privato. Puoi ottenere la cessione del quinto anche se sei pensionato, prestando attenzione al requisito dell’età. Puoi accedere al finanziamento se possiedi alcuni requisiti stabiliti dallo stesso Decreto, sia se sei un dipendente pubblico, sia se lavori nel privato, ma gli stessi possono differenziarsi in base alla tipologia di contratto che all’anzianità di servizio.
Qualora tu fossi un impiegato o un salariato di un’Amministrazione dello Stato, puoi contrarre un prestito se:
– sei in attività di servizio,
– hai un rapporto di impiego o di lavoro stabile,
– percepisci uno stipendio o un salario fisso e continuativo, considerando come salario gli emolumenti percepiti in qualità di operaio mentre lo stipendio è legato al settore impiegatizio,
– hai diritto a conseguire un qualsiasi trattamento di quiescenza, come ad esempio il TFR in caso di pensionamento.
Puoi richiedere la cessione del quinto se il tuo stipendio non viene calcolato su basi percentuali o su provvigioni, percependo mensilmente una rata uguale, rimodulata in base agli anni di anzianità di servizio. Ricorda che ulteriori requisiti facilitano l’accesso al finanziamento, come ad esempio:
– devi aver svolto almeno quattro anni di servizio effettivo nel rapporto di impiego o di lavoro. In altri termini devi essere alle dipendenze di una Pubblica Amministrazione da almeno quattro anni, periodo in cui matura il diritto al trattamento di quiescenza. In casi strettamente previsti dal Decreto, gli anni di servizio effettivo possono scendere a due.
Puoi chiedere la cessione del quinto dello stipendio anche se sei un lavoratore pubblico assunto con contratto a tempo determinato. A prevalere è il rapporto di dipendenza, ma in questo caso i requisiti diventano più stringenti, ponendo particolari limiti sia sull’ammontare del prestito che sulla durata del piano di rientro.
Se sei un dipendente pubblico devi:
– aver svolto quattro anni di servizio effettivo,
– il tuo contratto non deve essere inferiore a tre anni acquisendo il diritto ad un trattamento di quiescenza.
Se lavori per un datore di lavoro privato con contratto a tempo indeterminato i requisiti per accedere alla cessione del quinto sono i medesimi per un dipendente pubblico (rapporto di lavoro stabile, salario o stipendio fisso e continuativo), mentre se il rapporto di lavoro è determinato l’erogazione del prestito potrà avvenire per un ammontare non superiore al periodo di tempo in pendenza alla scadenza del contratto.
Anche se sei pensionato puoi richiedere la cessione del quinto a prescindere se appartieni al comparto pubblico o a quello privato, ma la tua pensione non dovrà rientrare nelle categorie delle pensioni sociali, fra cui:
– le pensioni e gli assegni sociali,
– le pensioni di invalidità civile,
– gli assegni mensili per l’assistenza ai pensionati per l’inabilità;
– gli assegni di sostegno al reddito;
– gli assegni al nucleo familiare;
– le pensioni con contitolarità per la quota parte non di pertinenza del soggetto richiedente la cessione;
– le prestazioni di esodo.
Nel momento in cui decidi di richiedere un prestito con la forma della cessione del quinto dello stipendio, hai delle tutele che impediscono di depauperare il tuo stipendio potendo garantirti la possibilità di ripagare il finanziamento mediante trattenute eque e proporzionali.
Può capitare, infatti che stipendio e salario subiscano una riduzione, comportando quindi un abbassamento delle disponibilità economiche per il rimborso delle rate. In tal caso:
– se la riduzione non è superiore ad un terzo degli emolumenti, la trattenuta non subirà modifiche, rimanendo stabile di mese in mese,
– se la riduzione fosse superiore ad un terzo degli emolumenti, la trattenuta sarà rimodulata in base al nuovo ammontare, recuperando le somme residue con il
Fondo per il credito ai dipendenti dello Stato, prolungando il piano di ammortamento fino alla totale restituzione del prestito.
Esistono ulteriori forme di ammortamento che intervengono in caso di riduzione dello stipendio o di licenziamento improvviso. Il Decreto obbliga infatti il dipendente
alla stipula di un’assicurazione obbligatoria sulla vita il cui fine è quello di garantire la restituzione del debito a favore del’ente erogatore nel caso di morte improvvisa del debitore. La ragione di tale norma è la tutela dei familiari, che potranno trovare ristoro nella restituzione del debito da parte di un’assicurazione. La polizza è obbligatoria in qualunque caso, sia per i lavoratori dipendenti assunti a tempo indeterminato che per quelli a tempo determinato, con quattro o due anni di servizio effettivo. La polizza interviene anche in prospettiva di licenziamenti o di riduzione dello stipendio nei confronti dei lavoratori del settore privato.
Ultima forma a tutela del lavoratore dipendente è il trattamento di quiescenza, noto in alcuni casi come il TFR. La polizza assicurativa, infatti, coprirà quella parte di debito rimasta insoluta dopo che l’istituto di credito avrà esercitato diritto di rivalsa sulle somme maturate dal lavoratore, potendo quindi completare la restituzione del debito.
Se vuoi richiedere un prestito mediante la cessione del quinto del tuo stipendio o della tua pensione, puoi rivolgerti soltanto agli istituti di credito e di previdenza costituiti fra impiegati e salariati delle pubbliche amministrazioni, l’Istituto nazionale delle assicurazioni, le società di assicurazioni legalmente esercenti, gli istituti e le società esercenti il credito, escluse quelle costituite in nome collettivo e in accomandita semplice, le casse di risparmio e i monti di credito su pegno. In altri termini puoi rivolgerti ad una banca o ad un intermediario finanziario, potendoti chiedere supporto ad un mediatore creditizio per l’individuazione dell’ente deputato alla concessione del prestito. Le medesime regole valgono anche per i pensionati, che potranno chiedere informazioni presso qualsiasi istituto di credito.
Ricorda che l’addebito delle rate mensili è a carico del datore di lavoro, che redige la busta paga ed evolve le somme calcolate per la cessione del quinto direttamente dall’ammontare degli emolumenti. Il datore non potrà rifiutarsi di versare le somme da te dovute, dovrà conteggiare il rimborso al netto delle trattenute ma potrà negare i prestito solo qualora tu richieda la cessione del doppio del quinto dello stipendio.